(Highgate, Londra, 1812 - San Remo 1888) scrittore e pittore inglese. Ultimo di ventuno figli, dovette mantenersi sin dall’adolescenza illustrando testi di botanica, zoologia e topografia, e più tardi dipingendo paesaggi. Lavorò per la Zoological Society, per il British Museum e fu insegnante di disegno della regina Vittoria. Fu per i nipotini del conte di Derby che scrisse i suoi famosi minuscoli componimenti umoristici, detti nonsense, illustrati da vignette e pubblicati a varie riprese: Il libro dei nonsensi (A book of nonsense, 1846, 1861-63); Un libro di nonsensi e altro ancora (A book of nonsense and more nonsense, 1862); Ancora nonsensi, vignette, canzoni, botanica ecc. (More nonsense, pictures, rhymes, botany ecc. 1872); Liriche buffe: un nuovo libro di nonsensi (Laughable lyrics: a fresh book of nonsense, 1877). La forma metrica resa celebre da L. è il limerick, breve strofetta ritmata (schema: aabba) di origine settecentesca. Egli portò alla perfezione il genere del nonsense grazie a un uso originalissimo della cantilena del limerick, facendo sì che il ritorno finale della rima e delle parole iniziali suggellasse l’istantanea colorata e caricaturale di bizzarri e patetici personaggi, abitanti di un mondo costantemente folle e non sempre innocente. La varietà di ritmi e la controllata malinconia che traspare dalle surreali strofette aggiungono inattese complessità ai versi di L. Per il gusto del paradosso, dell’ironia, dell’invenzione verbale, la sua opera partecipa, come quella di Lewis Carroll, della grande vena irrazionale che percorre tutta la letteratura vittoriana in reazione al diffuso conformismo ideologico: ma in L., come in Carroll, è da leggersi, soprattutto, una celebrazione della logica dell’assurdo. Tra le altre sue opere vanno ricordate le interessanti testimonianze grafiche e diaristiche dei libri di viaggio: Escursioni italiane (Excursions in Italy, 1846), Un viaggio in Sicilia (A tour in Sicily, 1847).